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Rosarno: l’antica Medma

Le origini

Alla fine del VI secolo a.C. i Locresi avevano bisogno di andare sul mar Tirreno e per non attraversare lo Stretto di Messina, valicarono i passi della Limina, di Croce Ferrata, di Ropola e del Mercante, che si trovano a 952 metri sul livello del mare e scendendo lungo facili pendii si diressero verso una vasta e fertile pianura attraversata da rigogliosi corsi d’acqua, che distava da Locri Epizephyrii meno di una giornata di cammino.  Arrivati alla collina posta al centro della pianura, trovarono in loco delle popolazioni indigene, di stirpe indoeuropea, e da queste trassero e diedero alla città da loro stessi rifondata il nome di MEDMA, che in lingua indigena, significa “città di confine”.  L’agglomerato urbano dell’antica cittadina, tanto ampio da ospitare una popolazione superiore ai quattromila abitanti, si estendeva sul magnifico terrazzo di Pian delle Vigne.  Case, laboratori artigianali, negozi, templi, sorgevano nel perimetro compreso tra il Bellavista del Rione Ospizio, l’attuale cimitero, contrada Pomaro e la zona “Ospedale”.  Solo più tardi i coloni di Locri Epizephyrii si accamparono su un altopiano più a Nord di MEDMA, fondando Hipponion, l’odierna Vibo Valentia, città marinara e con un ferace retropiano agricolo, ampliando così i propri confini territoriali e imponendo una maggiore azione politica e commerciale sul versante tirrenico.  Tucidide narra che i Locresi stipularono, nel 422, un accordo con l’ateniese Feace mentre erano in guerra con gli Hipponiati e Medmei, confinanti e coloni della stessa Locri.  Diodoro Siculo narra che Medma subì una prima istruzione nel 396 a.C. ad opera di Dionigi, tiranno di Siracusa, il quale, chiamato in aiuto dai Locresi di Locri Epizephyrii, fece prigionieri quattromila Medmei destinati a popolare Messina.  L’Attestazione epigrafica più antica di Medma, finora rinvenuta, ci proviene da uno scudo di bronzo che è stato rinvenuto nel 1938 nel santuario greco di Olimpia, uno dei santuari più famosi dell’antichità. Su questo scudo vi è un’iscrizione, facilmente integrabile, in cui si legge che i Medmei, alleati coi Locresi di Locri Epizephyrii e con gli Hipponiati, hanno sconfitto gli abitanti di Crotone.  Inoltre, in questo contesto, non possiamo fare a meno di ricordare che l’unico Medmeo antico, di cui conosciamo il nome, è Filippo di Medma, discepolo, amico e segretario personale di Platone, oltre che autore di un opera dal titolo “Intorno ai venti”, come afferma Alessandro Afrodisiaco nel commento alle “Meteore di Aristotele”.  Nell’Ottocento, a Rosarno eseguirono numerosi scavi archeologici il conte vibonese Vito Capialbi, il Vescovo di Mileto Mons. Filippo Mincione e gli antiquari tedeschi Merz e Major di Taormina.  All’inizio dello scorso secolo, negli anni 1912-13 e ’14, l’archeologo roveretano Paolo Orsi, soprintendente della Sicilia orientale e della Calabria, ha condotto due distinte campagne di scavo nel territorio di Rosarno, su Pian delle Vigne e sulla collina di Nolio Carozzo.  In tempi più recenti altri archeologi scavarono a Rosarno. In ordine di tempo, ricordiamo Paolo Enrico Arias, Salvatore Settis, Claudio Sabbione, Maurizio Paoletti, Maria Cecilia Parra, Maria Teresa Iannelli, Rossella Agostino.  Dalla città di Medma derivò Rosarno, che si trova su una collina che si affaccia come un balcone naturale sul porto di Gioia Tauro e sulla pianura circostante.  Rosarno, per la collocazione geografica, è destinata a svolgere un ruolo molto importante nel sistema intermodale dei trasporti nazionali ed internazionali.  Il suo territorio (di cui 120 ettari sono parte del Piano Regolatore predisposto dall’ASI per gli insediamenti industriali) è la porta di ingresso terrestre (ferroviaria ed autostradale) al porto ed alle aree destinate agli insediamenti produttivi.

Da vedere

– Chiesa di San Domenico, ora detta “Chiesa del Rosario”

– Chiesa Matrice o di San Giovanni Battista, protettore della città

– Chiesa del Purgatorio

– Chiesa dell’Immacolata

– Chiesa dell’Addolorata