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Oliverio al convegno della Camera di Commercio di Crotone

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Mario Oliverio è intervenuto al convegno della Camera di Commercio di Crotone

Mario Oliverio è intervenuto al convegno della Camera di Commercio di Crotone

 

Una giustizia lenta e farraginosa è sicuramente un fattore frenante per l’economia di un Paese e di una regione come la nostra”. Lo ha detto il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, che ieri mattina, venerdì 29 Giugno,  è intervenuto al convegno promosso dalla Camera di Commercio di Crotone sul tema: “Impatto delle nuove tecnologie sulla giustizia e gli effetti sull’economia locale”, concluso dal Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini.

“Il funzionamento della giustizia -ha aggiunto- è un fattore fondamentale per un Paese che voglia crescere in un’era, che è quella della globalizzazione, in cui gli investitori chiedono innanzitutto massima efficienza e velocità nella formazione delle decisioni. Certamente una cosa è agire nel Veneto, altra cosa è farlo in Calabria o in Sicilia, ma rispetto al contesto in cui si agisce è necessaria anche una forte volontà tesa a modificare le cose che non vanno e che impediscono un’amministrazione della giustizia rapida ed efficiente. Alcune cose, per fortuna, in questi anni sono cambiate e hanno contribuito, in parte, a recuperare ritardi enormi. Ora, però, è necessario fare un ulteriore passo in avanti. Bisogna recuperare una funzione dei corpi intermedi che consenta di spostare la soluzione dei problemi dal contenzioso giudiziario alla conciliazione. Nel gap che condiziona una serie di contenziosi civili in Calabria ci sono una serie di fattori che non sono comuni ad altre aree del Paese. Penso, ad esempio, ai contenziosi che riguardano le assicurazioni o altre questioni similari. Su questi fattori, a mio parere, bisogna agire rapidamente e con determinazione perseguendo la strada della mediazione e della conciliazione, che è l’unica che può accelerare e risolvere in tempi più accettabili le questioni da affrontare”.

“La seconda questione -ha proseguito Oliverio- riguarda, a mio parere, il problema della organizzazione del sistema. Credo che informatizzazione e digitalizzazione non rappresentino la soluzione di tutti i problemi, ma certamente possono contribuire a snellire e a rendere più efficiente il sistema, a condizione che non si cammini su strade e binari sfalsati. Non si può investire, per esempio, sulla banda ultra-larga se poi mancano i profili professionali necessari per l’uso di questa grande conquista tecnologica. E’ necessario accompagnare i processi di cambiamento sia nella pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda il sistema delle imprese.  Non a caso, come Regione Calabria, proprio in questi giorni abbiamo pubblicato un bando di Alta formazione per formare duemila giovani in competenze digitali. Costruire un percorso che sia collocato dentro una visione di sistema è di fondamentale importanza, soprattutto in un Paese come il nostro in cui la burocrazia ha un peso assai rilevante C’è un problema, quindi, molto ma molto serio che va affrontato in termini di snellimenti procedurali e normativi ma anche sulla base di nuovi modelli organizzativi, investendo adeguatamente in volontà e risorse”.

A chi si chiede se le nuove tecnologie rappresentano la fine del lavoro o del diritto del lavoro –ha rimarcato il presidente della Giunta regionale– credo di poter dire che esse dovrebbero determinare una diversa qualità del lavoro e, quindi, della vita. Purtroppo dobbiamo prendere atto che così non è, perché la dimensione globale del diritto del lavoro e dell’economia ha già determinato una accentuata concentrazione della ricchezza e, quindi, del prodotto del lavoro rispetto ad un’area sempre più larga di sofferenza sociale e povertà. Il tema è troppo importante e delicato e non tocca a me affrontarlo, anche perché presupporrebbe un governo mondiale dell’economia, con regole certe a tutela del lavoro, tenendo in particolare conto che l’innovazione tecnologica è un fattore di decisiva importanza, che ha modificato radicalmente le relazioni economiche e sociali e anche i rapporti di lavoro e presupporrebbe, ancor più, una risposta che oggi non c’è e che, anzi, ci costringe a muoverci a tentoni in una giungla nella quale, come è noto, il potere del più forte prevale spesso a scapito del più debole e, soprattutto, nei confronti del lavoro, che paga costi altissimi”.

Iniziative come questa -ha concluso Oliverio- sono comunque molto importanti, perché contribuiscono non solo ad accrescere la consapevolezza rispetto a questioni cruciali della nostra vita, ma determinano anche una condizione per poter agire e cambiare le cose che non vanno”.