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Parco Nazionale

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PARCO NAZIONALE DELLA CALABRIA

Parco Nazionale della Calabria: le bellezze naturali

Vasto quanto lo sguardo che dai monti corre fino al mare è l’orizzonte che si schiude oltre le amene colline, coperte da ulivi e da campi coltivati, o le terre franose, che dai contrafforti orientali dell’altopiano silano ondeggiano verso la costa con giganteschi dossi di pietra: è il Marchesato, ove il marrone bruciato delle zolle si alterna, con le stagioni, all’oro delle messi o al verde intenso dei germogli, mentre l’ocra rosso delle immense onde di argilla, coi calanchi arditi e le scoscese quinte di arenaria, si mescola al belato delle greggi, transumanti fino ai pascoli in fiore dei monti della Sila. Un paesaggio d’altri mondi, che appena sopra i 900 metri arretra improvviso dinanzi alle fitte foreste col loro manto di felci, alla ampie radure e alle praterie in quota dipinte da fioriture policrome.
Siamo nel Parco Nazionale della Calabria, nell’area chiamata Sila Piccola, che la Provincia di Crotone condivide con quella di Catanzaro. Alle aride terre del Marchesato fa da contraltare la verdeggiante natura di questi monti, la cui ricchezza di acque, dal suggestivo lago Ampollino fino ai numerosi fiumi e torrenti – il Tacina, il Neto e il Soleo – scava forre profonde, segnate da pozze e cascate, e, sotto la terra, lo stesso arcano prodigio: nella zona nord-occidentale del Crotonese si dirama uno dei sistemi carsici più importanti d’Italia. Acque che scorrono, ora tranquille e silenti ora impetuose e scroscianti; acque perenni, che incidono le ere con fregi d’alabastro e specchi cristallini, per perdersi, infine, nel mistero del mare. Un mare antico, con scogliere maestose e ampie spiagge, su cui la sabbia, fine, ha il colore del tramonto, con promontori e golfi ad abbracciare acque limpidissime, che, secondo la leggenda, proprio a largo di Le Castella avrebbero cullato Ogigia prima che sprofondasse nell’oblio.